Seconde case sulle Alpi: male il Piemonte, bene l’Alto Adige

secondecasealpi

E’ interessante il rapporto stilato da Legambiente sulle seconde case nelle località Montane.

Sotto esame tutte le località montane delle Alpi, niente Appennini, che sono state esaminate raccogliendo dati sulla popolazione, sulle prime case e le case vacanza più genericamente definite come seconde case.

La situazione è stata esaminata regione per regione, dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia, riportando dati interessati con i commenti allegati.

Come siamo messi con le case vacanza nelle Alpi?

Si parte descrivendo la Liguria come una regione che non da un gran valore al turismo di montagna e che tutto sommato rientra nei limiti previsti.
Subito dopo ecco il colpo al cuore… è il Piemonte la regione con il maggior numero di seconde case, Lega Ambiente la definisce una vera e propria colata di cemento e sottolinea come sia scarsa la dotazione ricettiva rispetto al volume turistico che ogni anno giunge sulle Alpi piemontesi.

“Le orecchie da asino” vanno a Pratogelato che di tutte le abitazioni presenti conta ben il 92,25% di seconde case, quindi più di 9 case su 10 sono abitate solo nel periodo delle vacanze.
Se il Piemonte conta ben l’82,39% di seconde case la Lombardia ne conta 68,40% ma annovera tra le sue località il drappo nero di Madesimo che conta ben 92,74% di seconde case su tutto il territorio.
Un record che probabilmente Madesimo non è orgogliosa di detenere visto soprattutto il patrimonio naturale che la circonda.

Anche il Trentino non esce immune dall’indagine e segna un 60% di abitazioni definite “seconda casa” con casi più accentuati per la Val di Sole e le località di Folgaria e Lavarone.

A controbilanciare la situazione è una buona ricettività, il trentino getta le sue basi sul turismo e cerca di non deluderlo offrendo un buon servizio a tutti coloro che scelgono questo territorio per le loro vacanze.

Il Veneto è poco al di sopra del trentino per quanto riguarda le seconde case. La maggior parte sono concentrate nelle località prealpine, probabilmente questo è dovuto al grande successo avuto negli anni del boom economico che aveva portato ad un cementificazione incontrollata.
Cortina presenta un 60% di seconde case ma in compenso è la località con il maggior numero di posti letto in strutture alberghiere, questo permette di far fronte senza grandi preoccupazioni alla “mostruosa” richiesta che ogni inverno la località veneta si trova a dover affrontare.

Fuori dal coro e degno, ancora una volta, di elogi è l’Alto Adige.
Seconde case solo per il 20% e strutture ricettive che riescono ad assorbire benissimo la domanda turistica sebbene sia una fra le più alte in Italia.

Seconde case montagna

Per concludere vi lascio alle considerazioni finali di Lega ambiente:

Dal confronto tra gli indicatori del fenomeno turistico e delle seconde case, emerge un quadro complessivo che vede le località montane del Piemonte come le più sbilanciate in negativo nel rapporto tra ricettività e presenza di seconde case, nel rapporto tra seconde case e residenze delle località turistiche, nel rapporto tra seconde case e letti alberghieri ed extralberghieri.
Le situazioni più critiche sono quelle delle ‘valli olimpiche’ (in particolare l’Alta Val Susa) e quelle dell’arco montano del cuneese, specialmente dove si manifestano più vistosamente gli effetti dello spopolamento.

Il numero di seconde case, anche in rapporto ai residenti, è molto alto anche in Val d’Aosta, con l’esclusione del comprensorio del Parco del Gran Paradiso che offre situazioni di maggior equilibrio, anche se omplessivamente in questa regione il quadro è meno sbilanciato grazie alla solidità del sistema della ricettività turistica.

Un quadro simile è anche quello del turismo montano in Lombardia, se riferito ai contesti economicamente trainanti dell’Alta Valtellina.
In questa regione però il quadro è più variegato e vede situazioni fortemente negative nella montagna orobica bergamasca, dove peraltro sono in discussione nuovi progetti di pesante infrastrutturazione che fanno presagire una ripresa delle urbanizzazioni turistiche, soprattutto in Val Seriana.

I dati sono migliori per la montagna veneta, dove le seconde case si addensano soprattutto nella fascia prealpina, ma che grazie a località turistiche di forte e indiscutibile prestigio in area dolomitica riesce a compensare il quadro omplessivo con una buona dotazione ricettiva.

Non dissimile è il quadro friulano, dove però mancano località di forte attrattiva turistica montana, e pertanto i numeri complessivi del fenomeno sono decisamente più modesti rispetto ad altre regioni.
Peraltro il rilancio turistico della montagna friulana, purtroppo, sta avvenendo secondo un modello che ammicca alla monocoltura dello sci e alla speculazione d’alta quota, rispetto a cui è opportuno uno sforzo di vigilanza e monitoraggio nei prossimi anni.

Ottimi gli indicatori del Trentino, nonostante la presenza di alcuni comprensori sciistici letteralmente saturati dalle seconde case, soprattutto nel settore occidentale della provincia, e addirittura straordinari in Alto Adige, regione ‘modello’ del turismo di qualità che associa offerta turistica a qualità paesaggistica e coesione sociale. In questa regione le seconde case sono in numero estremamente contenuto, l’offerta turistica è fortemente distribuita e genera benessere diffuso, anche se incrinature del modello si manifestano in alcune località dolomitiche.

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