In questo 2021 sembravano esserci tutti gli elementi per sperare in una stagione positiva per il ghiacciaio della Marmolada, dopo tanti anni di ritiro c’erano tutti i presupposti per sperare almeno nella pausa del ritiro, invece non è andata così.
L’inverno 20/21 è stato uno dei migliori dal punto di vista nivologico, tanta neve e soprattutto scesa nei mesi più freddi, primavera fredda.
Questo tipo di stagioni invernali sono l’ideale per i ghiacciai che riescono a fare il pieno di neve e riescono in parte a stabilizzarla grazie alle basse temperature.
Anche la primavera è stata clemente portando altra neve anche a maggio e temperature vicine allo zero fino ai 2000 metri di Passo Fedaia.
E’ dalla metà di giugno che tutto è cambiato in modo repentino con temperature che sono passate da invernali/primaverili a temperature da estate torrida!
Lo zero termico ha superato rapidamente e stabilmente una quota superiore ai 3000 metri nelle ore centrali delle giornate esponendo tutto il ghiacciaio della Marmolada ad uno scioglimento rapidissimo.
I 4 metri che Carlo Budel aveva trovato ad inizio giugno con l’apertura del Rifugio Capanna Punta Penia 3300m slm sono svaniti rapidamente.
Il ghiacciaio si è trovato così scoperto dalla gigantesca massa nevosa scesa in inverno già ad inizio agosto. Tra luglio ed agosto sono state molte le giornate con zero termico a 4000 metri, lasciando così in agonia il ghiacciaio.
Insomma tutto il vantaggio ottenuto con l’inverno 2020/2021 è stato bruciato in pochi mesi.
Le nevicate estive a Punta Penia (il punto più alto della Marmolada 3300m) non hanno dato alcun vantaggio concreto. A Punta Penia la neve in piena estate è un evento normale e temporaneo, con i primi raggi di sole si scioglie velocemente lasciando di nuovo scoperta la roccia.
Monitoraggio conferma il ritiro
A confermare l’ennesima annata negativa sono gli esperti dell’università di Padova che sono saliti sulla Marmolada per il monitoraggio annuale svolto in collaborazione con Arpav. Qui di seguito alcuni estratti dell’articolo dedicato:
«Nonostante la candida apparenza dovuta a nevicate tardoestive e un’annata tra le più nevose degli ultimi trent’anni – dice Mauro Varotto, responsabile delle misurazioni per il Comitato Glaciologico Italiano – il ghiacciaio della Marmolada continua la sua inesorabile ritirata: le misure effettuate in questi giorni sui nove segnali frontali registrano infatti un arretramento medio di oltre sei metri rispetto allo scorso anno».
«Le misure – afferma Aldino Bondesan, coordinatore delle campagne glaciologiche per il Triveneto – si svolgono andando a registrare la posizione delle fronti glaciali rispetto a dei segnali noti. Accanto a queste, oggi vengono impiegate tecnologie all’avanguardia che consentono di esplorare l’interno del ghiacciaio e quindi determinare i volumi in gioco. Nel caso della Marmolada, quello che registriamo è che il volume perduto in cent’anni arriva quasi al 90%, è un dato estremamente significativo».«Che i ghiacciai delle Dolomiti siano in ritiro è sotto gli occhi di tutti. Misurare l’evoluzione dei ghiacciai è importante sia dal punto di vista numerico, scientifico, che storico e culturale. Arpav fa monitoraggio ambientale dei parametri della neve e dell’aria per dare risposta al mondo scientifico – aggiunge Mauro Valt, tecnico ricercatore Arpav -, ma anche per dare una giusta e corretta informazione al pubblico che osserva questi ghiacciai in arretramento sempre più piccoli, segnale di qualcosa che sta cambiando nel nostro ambiente».
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